sábado, 20 de diciembre de 2008

4 WORKING due sirene

22 novembre 2008


WHITEPEACH, collettivo di Bianca Bisiach + Serena Salvadori

DUE SIRENE

Le protagoniste del quarto appuntamento di working4 scelgono di condurre una ricerca totalmente a 4 mani.
L’idea è quella di rafforzare, enfatizzare l’opportunità data dal progetto, creando una ‘sana’ vertigine tra il
pubblico che, disorientato, può riconoscere i due sguardi presenti in ciascun dittico fotografico senza però riuscire a scinderli. Ogni lavoro appartiene a Whitepeach, il collettivo creato alcuni anni fa da Bianca Bisiach Malingri e Serena Salvadori. due sirene (2008) nasce dalla lettura del romanzo breve di Laura Pugno, Sirene
(Torino, Arcipelago Italiani, Einaudi, 2007), che le artiste hanno interpretato autonomamente con una serie di scatti, confrontando poi i rispettivi lavori.
La storia descritta nel libro, le emozioni che ha in loro suscitato si suggellano nelle immagini realizzate, arrivando a fondersi completamente in un video, che restituisce l’idea di un mondo fluido dove il tempo e la posizione geografica non hanno alcuna importanza.
Il testo della Pugno è “crudo. Romantico. Acquatico e vivo. Come Whitepeach” scrive Bianca e “se ci sono emozioni che le parole non possono descrivere, due sirene può”, aggiunge Serena.
L’intento delle due autrici è quello di fotografare emozioni, scontrandosi con un aspetto critico del medium da loro privilegiato: l’essere specchio ambiguo della realtà oggettiva.
Per vincere il duello con l’obiettivo catturano particolari o spazi estremamente ampi, utilizzano il fotomontaggio manomettendo il dato reale, giocano con i toni caldi e i toni freddi per esplorare il passato con i suoi ricordi effimeri e il futuro, che oramai informa il tempo presente.
Le ‘due sirene’ scelgono di non operare una pedissequa illustrazione del libro, ma ne rileggono alcuni punti chiave, mescolandoli con le loro stesse vite.
Riescono così a riprodurre un contemporaneo canto omerico a cui l’Ulisse-uomo fugge non senza volerne ascoltare l’armonia diabolica.
È una sfida quella proposta da Whitepeach tra ciò che ci fa sopravvivere e quel desiderio di meraviglia profondo, come il mare, che solo alcune emozioni sanno generare;
una tentazione, tuttavia, a cui non possiamo mai completamente cedere, pena la perdita dei Kanji, il soccombere al Cancro Nero.
Se davvero, stando ai miti classici, il rimpianto per la perdita della persona amata vanta il privilegio di aver generato l’arte di disegnare,
lo sforzo di prolungare il ricordo tramite una fotografia nasce da un atto di profondo amore e dal tentativo di sconfiggere la morte. Così due sirene legge il dolore di Samuel (personaggio del libro della Pugno) per la morte di Sadako, riuscendo in questo dittico, estremamente autobiografico, ad annullare lo scorrere del tempo.
Per immergerci nel mondo di Whitepeach ascoltiamo il prezioso consiglio di *Roland Barthes:
“la foto mi colpisce se io la tolgo dal suo solito bla-bla: Tecnica, Realtà, Reportage, Arte, ecc.: non dire niente, chiudere gli occhi, lasciare che il particolare risalga da solo alla coscienza affettiva”.
Immergiamoci dunque nel silenzio più assoluto, quello che regna sott’acqua dove vivono due sirene.


Marta Maioni, curatrice dell' esposizione

*BARTHES R., La camera chiara, Torino, Einaudi, 1980, p. 56.




4 WORKING. espozioni a quattro mani

WHITEPEACH.due sirene (2008)

stampa su tela impermeabile - 130x50 cm










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